Lampo in pensione Il macchinista dal berretto nero a sghimbescio si affacciò al finestrino del locomotore, guardò il segnale verde di partenza e concentrò l'attenzione sul dirigente, impeccabile nella sua divisa nera con il berretto rosso fiammante. Paletta verde alzata, "via libera". Il macchinista scomparve dentro la sua cabina e i pantografi si alzarono scuotendo con fragore i fili dell'alta tensione. Ore 15. In perfetto orario, il direttissimo per Roma si mosse; poi, con ritmo sempre più accelerato, aumentò la velocità allontanandosi a vista d'occhio, divenne a poco a poco un puntolino nero e scomparve. Io me ne stavo sulla porta osservando la partenza e godendomi un piacevole venticello che sboccava sotto la pensilina. Anche durante quell'estate il caldo fu opprimente e afoso. Ben otto lunghe estati erano trascorse da quando avevamo conosciuto Lampo. Tante cose erano accadute e mutate in quei lunghi anni. Nella nostra stazione erano avvenuti cambiamenti di personale, modificazioni agli impianti, agli uffici, il vecchio telegrafo era stato messo nel dimenticatoio per far posto a mezzi di comunicazione più moderni. I treni correvano più veloci. La terza classe non esisteva più e le vetture erano più comode e confortevoli; i vecchi goffi berretti dalle grandi righe avvoltolate erano stati sostituiti da berretti più estetici, più pratici e con i gradi meno vistosi. I campi intorno alla stazione erano gli stessi, coperti di grano maturo e di verdi vigneti, e la stessa di tanti anni fa era la nostra stazione. ..... Cosi comincia il penultimo capitolo di Lampo cane viaggiatore storia vera di un cane "speciale" scritta da Elio Barlettani nel 1962 e edita Garzanti.